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Una Ragazza Senza Borsa

Mostra di Gina Alessandra Sangermano

A cura di Loredana De Pace


Una ragazza senza borsa di Gina Alessandra Sangermano, a cura di Loredana De Pace

Di solito un testo critico non si scrive parlando in prima persona, ma per Gina farò un’eccezione. Sono seduta in treno, sto viaggiando per lavoro e devo scrivere questo testo. Chiudo gli occhi e unisco le mani a mo’ di preghiera. Cerco, chiedo la concentrazione per arrivare al concetto che mi spingerà ad accendere il portatile e cominciare a scrivere. Faccio quello che si chiama brainstorming, letteralmente una tempesta del cervello, che dovrebbe condurmi al centro dell’idea. Penso a molte parole per descrivere Gina, il suo lavoro e il suo essere, tutti elementi intrecciati fra loro. Ed ecco che nel mio pensiero si avvicendano parole su parole, quasi non finisco di pensarne una che se ne accavalla un’altra, e un’altra ancora. La tempesta è in corso.


Energia, grazia, concentrazione, bellezza, complicazione, complicità, depressione, luce, Calabria, terra, immagini, essere, malattia, materia, amore, camminare, vulcano, colore, bianconero, idee, riservatezza, ironia…

Ecco Gina. In un vorticoso movimento di parole animate, nella mia mente si compone la sua personalità. È complessa da scoprire nella sua totalità, tanto da doverla scorgere e riconoscere pian piano: così facendo si più giungere davvero al nocciolo di lei. Sembra, infatti, che sia proprio lei a esprimere questo concetto attraverso le immagini che ha scattato:


“guardatemi piano, non abbiate fretta di capirmi, tanto più ci provate, più io divento sfuggente. Quando smetterete, allora mi farò trovare”.

Nelle fotografie, nei video, nelle ceramiche raku, nell’amore per gli animali, nel suo occhio tricolore, in tutte le sue azioni creative come pure in quelle semplici di tutti i giorni.

I bianconeri di Gina sono una riflessione sulla materia, umana e geografica; sull’antropos con tutte le sue incertezze, le debolezze, le rughe d’espressione, i gesti naturali, quelli sociali. Nei suoi occhi e nei suoi scatti bianconero Gina interpreta la terra calabrese che vede e fotografa dappertutto; la porta con sé ovunque vada; nei suoi scatti, anche segni di un’altra geografia, quella del corpo, dei volti che tanto spesso ritrae.


Una ragazza senza borsa di Gina Alessandra Sangermano, a cura di Loredana De Pace

Fra le numerose forme espressive che Gina adoperava per vuotare la sua sacca creativa, (continuamente piena), c’era anche il video. In uno di questi, realizzato da suo marito Leo, Gina prepara un set casalingo – calabrese – per la realizzazione di una serie di ritratti alla nonna paterna. Era il 3 maggio del 1998. È in piedi, esile, concentrata, capelli corti, sguardo severo e dolce al contempo; vederla predisporre gli illuminatori e farsi aiutare dai parenti calabresi è stato rivelatorio: Gina lavorava da sola, ma si faceva aiutare, pensava ai suoi progetti nel profondo abisso della sua mente, ma desiderava condividerli con i pochi che avevano accesso al suo mondo; fotografava immergendosi nelle cose con trasporto e passione, ma contemporaneamente osservava la realtà circostante con distacco.


Una ragazza senza borsa. Questo ha visto Leo nel novembre del 1987 quando per la prima volta scorse Gina che camminava nei pressi di Piazza Esedra, a Roma.

“Come fa una ragazza, bella come lei, con un incedere così deciso, a non avere un accessorio così femminile? Questo è stato il segnale che mi ha condotto a lei”, racconta Leo. Una donna solida, coraggiosa, creativa, casinara come poche, fragile e forte contemporaneamente, innamorata della vita, di Leo – divenuto negli anni a seguire suo marito – e della fotografia, delle forme espressive artistiche tutte.



Gina Alessandra Sangermano è stata una fotografa, un’autrice vulcanica di origine calabrese, nata a Bisignano nel ’66, vissuta a Roma per molti anni e mancata nel 2007.

Dal mondo dell’immagine, nel corso della sua vita ha preso tutto, ma ha anche dato tutto. In questa esposizione i suoi scatti ci condurranno alla scoperta del densissimo rapporto instaurato dall’autrice con il mondo e con sé stessa, attraverso la fotografia.


Questa mostra riporta Gina a casa sua, in Calabria. Non è la prima volta in assoluto che le opere di Gina sono presentate al pubblico, ma è sicuramente la prima volta che viene proposta in un unico corpus la sua poliedricità per mezzo delle immagini bianconero e di quelle a colori: con gli scatti bianconero, infatti, Gina ci parla della sua terra, dei volti e dei loro solchi sulla pelle. Racconta anche della sua malattia che le ha segnato il corpo con altri e più tristi solchi, portati e mostrati nelle immagini con grande dignità; narra di sé e del suo modo di guardare la vita per mezzo degli scatti formato 6x6 attraverso i quali cambia registro rispetto al 35mm (che adopera spesso), asciuga il suo linguaggio, si fa fotografa matura, sottolinea il suo esserci con pochi essenziali elementi.


Complicata e sfaccettata com’era, Gina non ha trascurato il colore, che cercava attraverso le Polaroid. La mostra, quindi, dedica anche uno spazio ai pastosi cromatismi dei suoi scatti realizzati su pellicola istantanea. Le sue Polaroid saranno esposte nelle cornici scelte da lei originariamente e riprodotte appositamente per questa mostra con un nuovo editing che valorizza la produzione a colori di questa giovane autrice calabrese.



Una ragazza senza borsa di Gina Alessandra Sangermano, a cura di Loredana De Pace


BIOGRAFIA

Gina Alessandra Sangermano nasce l’11 novembre 1966, a Bisignano (CS). È ultima di tre figlie. Nel paesello natale trascorre gli anni della fanciullezza, anni nei quali inizia a nutrire un forte interesse e amore per gli animali. Crescendo inizia a prendere corpo anche la parte ribelle, originale e curiosa del suo carattere, che la porta ad esplorare diverse simpatiche situazioni, combinando anche qualche candida ma bizzarra marachella. Dopo il conseguimento del diploma, decide a 19 anni di andare a studiare Psicologia all’Università La Sapienza di Roma. Gina desidera fuggire dalla Calabria… Roma è la sua seconda patria, incarna man mano le sembianze di terra adottiva. Malgrado la contrarietà iniziale dei suoi familiari, gli anni 1986-1987, sono i primi che trascorre come cittadina romana e studentessa di Psicologia, ma anche in questo contesto è presente il suo “doppio stato d’animo”: il rimpianto di aver lasciato i suoi cari e la terra natia e al contempo l’euforia per la nuova stagione di vita. È una ragazza indipendente che paga però a caro prezzo la sua emancipazione.


Il 7 novembre 1987 conosce Leo Scagliarini, che diventerà poi suo marito. Nel 1993 comincia a interessarsi alla fotografia: usa la fotocamera reflex Nikon di Leo. L’anno successivo si iscrive a un corso di fotografia della durata di tre anni. Comincia a lavorare come fotografa e fa i lavori più vari: matrimoni, convegni, ritratti, book per modelle, progetti di ricerca. Frequenta un workshop con Tano D’Amico e compra l’attrezzatura per stampare in camera oscura. Nel 1996 diventa la fotografa del centro Differenza Donna. Si occupa delle foto del giornalino del centro e scatta durante gli avvenimenti e i convegni. Contemporaneamente comincia a sperimentare in camera oscura, acquista una fotocamera Pentacon 6x6.


Una ragazza senza borsa di Gina Alessandra Sangermano, a cura di Loredana De Pace

Frequenta il negozio di fotografia De Bernardis e l’associazione culturale Officine Fotografiche a Roma. Nel corso della sua attività scatterà molto in Calabria, ampia è la sua attività come ritrattista, fotografa molto anche durante i viaggi che compirà con Leo (Nepal, Katmandu e Bangladesh ecc.). Nel 1998 acquista la sua Mamiya 6x6 con la quale realizzerà i suoi progetti più maturi.


Non smetterà mai di fotografare, documentarsi, visitare mostre, lavorare, provare altre forme d’arte come il design, le istallazioni, i dipinti, la produzione di oggetti d’arredo, la ceramica. Appassionata dei film sperimentali di Man Ray, lavorerà molto anche con la pellicola a sviluppo istantaneo Polaroid.


Nel 2005 si ammala di tumore. Muore nel 2007.

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